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21 ottobre 2025


Intervista a Luciano Basile, Direttore Generale di Sicurtransport, Associato UNIV

Il rapporto UNIV-Censis evidenzia che per oltre il 75% degli italiani la presenza di guardie giurate e addetti alla security ha un forte effetto deterrente. Eppure il mercato continua a sottovalutare economicamente i servizi di sicurezza privata. Perché?

Due fattori prevalenti, a mio avviso, condizionano il giudizio sull’operatività della sicurezza privata: il primo è un bias negativo, consolidato nel tempo e corroborato da certa stampa, relativo alla figura dell’istituto di vigilanza privata e soprattutto della guardia particolare giurata.
Il secondo è un problema di limitazione normativa, che non consente alla categoria un adeguato sviluppo socio-economico, dunque un reale adeguamento allo scenario dinamico che ci circonda.

Restando sul piano economico, come reagiscono i clienti - pubblici e privati - all’aumento dei costi legato ai rinnovi contrattuali e all’inflazione?

I clienti, pur comprendendo i motivi delle nostre richieste di adeguamento delle tariffe, fanno fatica a riconoscerle per le difficoltà economiche legate all'attuale contesto, decisamente non roseo. Mi riferisco qui alla clientela privata, visto che per la clientela pubblica le restrizioni normative sullo strumento della revisione prezzi non ammettono aumenti in costanza di contratto, salvo eccezioni. Verso il privato abbiamo comunque studiato un periodo di transizione (tutt'ora attivo) per spalmare gli aumenti su ampi scaglioni temporali e, in linea generale, abbiamo ottenuto un riscontro positivo.

Un altro nodo critico riguarda i tempi di abilitazione delle guardie giurate, anche superiore a sei mesi. Come impattano questi ritardi nell'operatività e nella qualità del servizio?

E’ un tema antico ma ancora irrisolto. Le maggiori difficoltà sorgono in caso di attivazione di un nuovo servizio di vigilanza privata: in quel caso ci troviamo in grande difficoltà a dare indicazioni e tempi certi alla committenza in merito all’inizio dei servizi stessi. Urge un intervento deciso del legislatore o del Ministero dell’Interno per accelerare le abilitazioni.

Avete proposto soluzioni o interlocuzioni associative/istituzionali per accelerare il processo?

Da associato UNIV che in passato ha anche rivestito delle cariche, ritengo che il settore debba intraprendere percorsi comuni tra le varie realtà di rappresentanza, in modo che il comparto possa presentarsi in modo unitario, con maggiore credibilità e peso specifico, nei confronti delle istituzioni. Un approccio che ritengo essenziale per affrontare non solo questo tema, ma tutti i problemi del settore.

Restando sulle carenze amministrative: non si trovano operatori abilitati per attività di sicurezza sussidiaria per gravi ritardi nella costituzione delle commissioni d’esame. Risultato: l’istituto forma le guardie giurate, richiede più volte la convocazione d’esame, nessuno risponde e si becca pure una non conformità!

Ci è accaduto più volte: sollecitiamo le Prefetture a costituire le commissioni di esame spesso senza successo, anche perché ognuna di esse è composta da svariati soggetti e riunirle è complesso. I tempi quindi si dilatano e la formazione degli operatori deve essere costantemente mantenuta fino alla costituzione delle commissioni, con costi aggiuntivi. Nel frattempo le occasioni commerciali sfumano...si tenga presente che, in molte occasioni, per partecipare ad una gara occorre disporre di uomini già formati e certificati per le attività di sicurezza sussidiaria. Questo genere di carenze amministrative impedisce quindi anche di partecipare alle gare, limitando di fatto la libertà di impresa.

Tutto questo accade in un momento in cui è sempre più difficile trovare e trattenere personale qualificato, anche al Sud. Qual è la vostra esperienza?

E’ sempre più difficile reclutare personale adatto ai nostri servizi di sicurezza. Spesso si trovano candidati poco motivati e poco professionali, alla ricerca non di un vero lavoro ma di un mero compenso economico. Servirebbe a mio avviso professionalizzare maggiormente la figura della guardia giurata, ma per fare questo, a monte, sarebbe essenziale un riconoscimento giuridico ed economico adeguato. Tutti elementi che dipendono principalmente dalla volontà politica e dalla percezione del mercato rispetto al valore, anche sociale, del nostro comparto.

Come vede allora il futuro della vigilanza privata?

Sicuramente la immagino sempre più specializzata e dotata anche di migliori equipaggiamenti, anche grazie alle nuove tecnologie - che certamente aiutano ma che a loro volta presentano un costo. Insisto però sul fatto che è essenziale riconoscere il ruolo del comparto privato all’interno del generale sistema di produzione di sicurezza nel paese. Serve una collaborazione più forte tra pubblico e privato, anche – soprattutto - nel nostro settore. E per farlo non bastano più pezze e pannicelli caldi: serve una riforma complessiva che allinei le normative allo scenario attuale.

Se potesse cambiare una sola cosa nel sistema della sicurezza privata in Italia, quale sarebbe?

Cambierei le attribuzioni che lo Stato concede alle società di vigilanza privata. Non possiamo più limitarci alla custodia della proprietà privata o pubblica: è anacronistico. Le guardie giurate devono poter intervenire su ambiti di sicurezza più specifica, sul modello della sicurezza aeroportuale. Penso ad un ruolo di “ausiliari delle forze dell'ordine” con poteri più ampi e ben codificati per assistere, in chiave sussidiaria, le forze di sicurezza pubblica nelle attività di controllo del territorio. La polizia amministrativa ha innumerevoli compiti che potrebbero essere in parte delegati alla sicurezza privata, sotto piena supervisione: pensiamo solo alla vigilanza sugli esercizi pubblici. Ma anche in questo caso serve la volontà politica, e prima ancora serve unità d'intenti.