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30 luglio 2018


Approfondimento sul 1° Rapporto FederSicurezza Censis sulla Filiera della Sicurezza

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Condividiamo un interessante e approfondito articolo sul 1° Rapporto FederSicurezza - Censis sulla Filiera della Sicurezza, presentato il 27 giugno scorso, pubblicato sul n. 10 della newsletter OT, Osservatorio sul Terrorismo, a cura del Dott. Pietro Blengino, Capo-redattore della Newsletter Osservatorio Terrorismo edita da A.N.S.S.A.I.F. e Componente Comitato Guida OSSIF – A.B.I.

Buona lettura!
 

1° Rapporto CENSIS sulla filiera della Sicurezza

Interessante convegno di presentazione presso la sala degli Atti parlamentari della Biblioteca G. Spadolini del Senato del 1° Rapporto CENSIS sulla filiera della Sicurezza realizzato in collaborazione con Federsicurezza – Confcommercio lo scorso 27 giugno. L’iniziativa ha avuto sicuramente il merito di introdurre importanti spunti di riflessione sul trend dei fenomeni criminosi nel nostro Paese e la crescente domanda di sicurezza da parte della popolazione. La riflessione ha certamente carattere generale ma incontra spesso nel suo sviluppo l’impatto che il terrorismo ha avuto e ha nel sentimento di paura che permea ormai la nostra vita quotidiana.

Troppo spesso nel periodo recente si è parlato di una condizione di paura che è stata cavalcata sui social network da determinate forze politiche per finalità elettorali.  Quanto accaduto ha origini sicuramente più complesse e il rapporto del CENSIS ha il merito di aver evidenziato la presenza di tre cicli distinti di “paure”:

la prima innescata dalla crisi economica con riduzione degli investimenti e dei consumi;
quando è terminata la fase più acuta della crisi economica è iniziata la paura determinata dai reati predatori ad es. furti in abitazione che generano una più forte di sensazione di insicurezza e la conseguente maggiore richiesta di tutela;
infine un nuovo ciclo di paura si è affacciato più di recente ed è quello originato dalla paura dell’altro a seguito di attacchi terroristici, delle ondate migratorie,...   

Il Direttore del CENSIS Massimiliano Valerii mette giustamente in guardia da una sottovalutazione del problema ricordando che la paura è il nostro inconscio che ci parla. Dobbiamo guardare alla distribuzione geografica e alle disuguaglianze. Da un lato abbiamo infatti il segnale che se la criminalità è al 5° posto tra i problemi per i ceti abbienti passa al 2° posto per i ceti più poveri. In sostanza assistiamo ad una sorta di privatizzazione in senso lato della sicurezza. Così si spiega l’incremento dal 25% nel 2015 al 39% nel 2018 degli italiani che sono favorevoli alla semplificazione delle procedure per il rilascio del porto d’armi. Siamo di fronte a un nuovo concetto che non deve fare scandalo: si passa dalla sicurezza intesa come pilastro dello Stato a una “monetizzazione” della sicurezza. In questo senso è importante vedere la sicurezza garantita dai soggetti privati.

Apprezzato l’intervento del Governo nella figura del neo sottosegretario Nicola Molteni il quale ribadito ancora una volta la grande attenzione dell’Esecutivo al tema della sicurezza come diritto “sacro” del cittadino. In questo senso va inteso il diritto del cittadino a difendersi direttamente o per il tramite di soggetti privati autorizzati nel caso in cui lo Stato venga meno al suo dovere fondamentale. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo assistito ad una crescita molto forte dei reati ai danni delle fasce più deboli, ad es. anziani, colpiti con le truffe o a un trend in forte aumento per i furti nelle abitazioni.

Il sottosegretario Molteni ripercorre rapidamente le tre direttrici dell’azione del nuovo Governo:

potenziamento degli organici delle Forze di Polizia con nuove assunzioni nonché con nuove dotazione es. taser;
contrasto all’immigrazione clandestina in quanto il 60% dei reati predatori sarebbe commesso da stranieri;
certezza della pena.

Molto interessante è stata la relazione del Prof. Maurizio Fiasco, sociologo, il quale ha lamentato una mancanza di chiare indicazioni sugli obiettivi che si vogliono raggiungere.  A questo proposito per meglio chiarire il suo punto di vista il prof. Fiasco cita l’approccio che dobbiamo usare nella lotta al terrorismo, dobbiamo cioè avere ben in mente che trattandosi di un fenomeno transitorio è necessario avere chiaro questo aspetto e indicare l’obiettivo.

Dobbiamo avere evidenza di quali sono i valori in gioco anche in un’ottica di bene collettivo. In questo contesto la sicurezza del territorio assume il ruolo di bene che deve essere curato da tutti. Diventa tanto più importante che tutti gli attori interessati siano coinvolti nel processo di apprendimento di come comportarsi in determinate situazioni critiche. 

Lo stesso principio deve valere nella lotta al terrorismo. Qui il Prof. Fiasco cita quanto accaduto in occasione dell’attentato di Nizza il 14 luglio 2016. L’attentatore dichiarò, a un agente di polizia locale che gli domandava cosa facesse sul lungomare di Nizza a bordo di un Tir, che stava consegnando dei sorbetti. L’agente di polizia locale accettò per buona quella risposta senza domandarsi quante tonnellate di sorbetti quel soggetto avesse da consegnare ai locali posti in quella zona. Dobbiamo avere chiaro che il classico “piantone” (viene usato volutamente un termine desueto e sminuente) costituisce un momento fondamentale nella filiera della sicurezza mentre noi troppo spesso lo trascuriamo. 

Un episodio analogo è successo lo scorso 30 marzo a Roma quando un Tir - guarda a caso anche qui - ha superato tutte le barriere di controllo e ha potuto accedere Via Tomacelli in piena “green zone” predisposta per proteggere l’evento della Via Crucis.

A questo punto il Prof. Fiasco afferma che dobbiamo spostare il baricentro dallo studio dei fenomeni alla prammatica. È chiaro che il successo della sicurezza si basa sulle persone, sulla motivazione che riusciamo a dare loro. In questo senso diventa basilare l’elaborazione di una “nuova dottrina della sicurezza” e qui un ruolo di rilievo lo gioca la riflessione sulla filiera del settore. I vari attori del processo sono soggetti importanti in quanto la debolezza di un anello della catena rende debole la catena stessa nella sua interezza.

Molto positivi sono stati gli interventi di due rappresentanti sindacali della Polizia di Stato: il neo  deputato Gianni Tonelli, segretario nazionale S. A. P., e Silvano Filippi della segreteria S. I. U. L. P. in rappresentanza del segretario generale Felice Romano. 

La relazione di Tonelli propone un quadro sintetico delle criticità in cui si dibatte la sicurezza nel nostro Paese. Sicuramente ci può essere una difficoltà per il cittadino, specialmente nelle aree periferiche, nella presentazione delle denunce ma non dobbiamo dimenticare che c’è un senso di inutilità che spinge il cittadino a non presentarle. Tonelli ricorda che la sicurezza è alla base dello sviluppo economico e purtroppo su di essa si combatte una battaglia ideologica che non ci sogneremmo di condurre in altri ambiti, ad es. quello della salute. Pur se su quest’ultimo esempio potremmo muovere delle obiezioni se guardiamo al tema dei vaccini dobbiamo riconoscere che Tonelli colpisce nel segno quando afferma che “si deve ripensare alla sicurezza come un valore collettivo, congiunta al rispetto delle regole”.

Su valori non dissimili (segno a nostro parere che la sicurezza va oltre i diversi orientamenti) si muove la relazione di Silvano Filippi (S. I. U. L. P. ) che riprende una serie di temi e criticità su cui si dibatte da tempo. Rispetto ai reati commessi da cittadini stranieri Filippi ritiene che si debba guardare a un’esperienza già percorsa con successo. La straniero che commette reati in Italia deve scontare la pena nel paese di provenienza: per molti rumeni ad es. ciò costituirebbe un valido deterrente ed eviterebbe di accreditare l’immagine negativa per un’intera popolazione.

Purtroppo il mondo della Polizia di Stato deve confrontarsi con un’età media molto elevata degli agenti in servizio e ciò influisce nella risposta che viene data al cittadino sul territorio. Infine Filippi evidenzia come ci siano attività quali ad es. la rilevazione delle impronte che potrebbe essere agevolmente delegata ad altre strutture statali liberando alcune migliaia di agenti per servizi sicuramente più proficui per la collettività. 

A questo punto il convegno ha toccato un picco decisamente qualificato con l’intervento del giornalista e scrittore Luca Telese il quale ha ripercorso il tema dell’informazione sulla sicurezza. Sicuramente è stata enfatizzata ma dobbiamo capire il perché. La risposta è abbastanza semplice: la sicurezza fa audience. Fa notizia quando metti la vittima davanti alla telecamera e dietro hai la folla che inneggia alla forca. I media non hanno avuto il coraggio di dire ai vari Francesco Sicignano (n.d.r. il pensionato di Vaprio d'Adda che nell'ottobre del 2015 sparò e uccise un ladro albanese che di notte era entrato nella sua abitazione) e Graziano Stacchio (n.d.r il benzinaio di Ponte di Nanto che il 3 febbraio 2015 aveva imbracciato il fucile per rispondere al fuoco dei banditi che avevano assaltato l’oreficeria vicina alla sua pompa di benzina, uccidendone uno) che era giusto che andassero a processo per appurare che avessero agito secondo la legge. Questo non è stato fatto perché è difficile da raccontare. 

Se questa è la narrazione della sicurezza che ha favorito la destra, Luca Telese evidenzia che la sinistra non ha giocato bene il suo ruolo. Se guardiamo ai detenuti di Rebibbia vediamo che ci stanno solo i più poveri mentre i ricchi escono. Quando si è domandato all’ex ministro della Giustizia perché non fosse stata fatta la riforma carceraria quando era tutto pronto, la risposta è stata perché Renzi ha detto di no, che la riforma avrebbe fatto perdere voti.

In sostanza la sicurezza vista dai VIP è stata seguita molto di più di quella che riguardava i poveri. Lo stesso Mauro Corona cui dei balordi era entrati nello studio è uscito nudo in strada per inseguire gli intrusi e dopo due giorni continuava a dichiarare che ancora li voleva “scotennare”. 

Sul tema della sicurezza è stata fatta una narrazione sulla base di storie raccolte nella quotidianità e la destra le ha costruite decisamente bene. 

La chiusura del Convegno è stata affidata all’avv. Luigi Gabriele, Presidente di Federsicurezza, il quale ha colto la presenza del sottosegretario Molteni per rivendicare l’importanza del settore della vigilanza privata. Si tratta di un settore che offre una serie di servizi molto articolata che non può essere svolta dalle Forze dell’Ordine. Proprio per questo si tratta di un settore composto da 55 mila guardie giurate che merita di avere una disciplina all’altezza dei tempi e del ruolo di soggetto attivo a favore della sicurezza dei singoli e della collettività. Purtroppo alcune recenti regolamentazioni e prese di posizione dell’Autorità preposta al presidio del settore non lasciano ben sperare e per questo è importante riaprire un dialogo con l’Esecutivo per evitare pericolosi passi indietro per un’area centrale nella filiera della sicurezza.

A cura del Dott. Pietro Blengino, Capo-redattore della Newsletter Osservatorio Terrorismo edita da A.N.S.S.A.I.F. e Componente Comitato Guida OSSIF – A.B.I.