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23 febbraio 2021


Sì alla tutela della persona e maggiore coinvolgimento nel controllo del territorio: il pensiero del Gen. Leonardo Tricarico sulla sicurezza privata

Quale ruolo potrebbe avere la sicurezza privata in un contesto di partenariato pubblico-privato? Quale ruolo potrebbe giocare nel controllo del territorio, ma anche nella lotta al terrorismo? Quanto influisce sullo sviluppo del comparto l'impossibilità di operare servizi di tutela della persona? E' tempo di far cadere questo atavico totem? Lo abbiamo chiesto a Leonardo Tricarico, Presidente di Fondazione Icsa (partner di Federsicurezza/UNIV nella formazione), Generale di Squadra Aerea, ex Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, già Consigliere Militare del Presidente del Consiglio dei Ministri (1999-2004), Comandante della 5^ Forza Aerea Tattica Alleata della Nato e Vice Comandante della Forza Multinazionale nel conflitto dei Balcani (1999).

Crede che il settore della sicurezza privata possa occuparsi anche di tutela della persona fisica?

Nonostante le guardie giurate possano imbarcarsi sulle navi per proteggerle dalla pirateria marittima, e nonostante svolgano funzioni "antiterrorismo" in porti, aeroporti e siti sensibili, a tutt'oggi il settore è limitato dalla norma all'offerta di servizi di protezione "di beni mobili e immobili". La tutela della persona fisica è dunque esclusa dalle prerogative di chi fa sicurezza privata in Italia. Si tratta di un'evidente anomalia del sistema italiano, che va corretta rapidamente anche per ragioni di sicurezza nazionale. Purtroppo non sembrano reperibili nell'immediato delle sensibilità adeguate a recepire questa contraddizione e a porvi rimedio; non si tratta purtroppo di un dossier in priorità (non lo era con i governi precedenti e non lo sarà con quello attualmente alla prova della fiducia). Ne abbiamo avuto testimonianza diretta nel nostro Convegno dedicato alla travel security, che ha registrato anche da parte dei politici più sensibili la completa inconsapevolezza rispetto all'anomalia del quadro italiano. L'argomento va quindi ripreso e accompagnato fino ad un auspicabile provvedimento di legge.

Quale ruolo vede in futuro per la sicurezza privata?

Nel quadro di un possibile miglioramento del controllo del territorio, credo che le imprese private dovrebbero essere messe a sistema affinché ciascuna forza che produce sicurezza nel paese possa offrire il proprio contributo per garantire un controllo più completo e peculiare del territorio.
Il privato andrebbe messo a sistema anche per la lotta al terrorismo, ovviamente nei limiti e con le sole prerogative che la legge gli attribuisce, al fine di irrobustire le difese della collettività. Auspico che, al di là delle mansioni specifiche, le realtà private possano quindi essere poste anche al servizio dell'utente-Stato, in modo che si possa beneficiare di un sensore chiave già presente sul territorio.

Ha accennato al terrorismo: ci può dire perché l'Italia è finora stata esente da attacchi rispetto a paesi molto vicini, come la Francia o la Germania?

Si tratta di un fenomeno estremamente complesso, che ovviamente è frutto di molteplici fattori, tutti però confluenti in una canalizzazione di privilegio che riveste il nostro paese.
Banalizzando: il primo elemento di “vantaggio” è che le nostre forze di polizia ereditano anni di lotta al brigatismo armato, che ha messo a punto delle tecniche investigative che, opportunamente aggiornate, sono risultate valide anche contro il terrorismo islamico.
Un secondo “vantaggio” è che i nostri immigrati sono di fresca immissione, quindi in genere non sono ancora radicati sul territorio con seconde o terze generazioni. Questo ci consente di contenere le persone potenzialmente pericolose in numeri piccoli: parliamo di un ordine di 100 rispetto ad un ordine di 1000 soggetti a rischio presenti in altri paesi. Questi numeri relativamente piccoli ci consentono di tracciare sul web (territorio di operatività, formazione, proselitismo e reclutamento inevitabile per i terroristi) i soggetti a rischio e di fermarli prima che diventino effettivamente pericolosi. E' però evidente che ci troviamo in una china molto pericolosa: se non si interviene rapidamente regolando in maniera seria il fenomeno dell'immigrazione illegale, attualmente del tutto fuori controllo, rischiamo numeri molto più grandi che potrebbero sfuggire ai nostri controlli. Con conseguenze esiziali.

Che ruolo può svolgere Fondazione Icsa in questo senso?

Il nostro osservatorio permanente sul terrorismo analizza costantemente il fenomeno e formula proposte che sono rese pubbliche, contribuendo al dibattito sul piano scientifico. La recente sinergia messa in campo con UNIV/Federsicurezza potrà ulteriormente rafforzare le nostre campagne formative e informative.